Con il caro cibo la salute degli italiani è a rischio?

Ottobre 2024                             SPIGOLATURE                         A cura di Livio Carati

 

Se è vero che “l’uomo è ciò che mangia”, come   affermò il filosofo Ludwig Feuerbach, intendendo che ogni individuo è fatto della stessa materia che lo circonda, è altrettanto vero che diventa cagionevole di salute fino ad ammalarsi, anche a causa di quello che non mangia. La crisi energetica ha impattato drammaticamente anche sul prezzo del cibo al punto tale che, a causa dei prezzi cresciuti senza controllo, sempre più persone si negano l’acquisto di frutta, verdura ma anche di altri nutrienti essenziali. Insalate vendute a cespo e non a chilo, pomodori a 12 euro, fagiolini a 8 euro, ecc. ; per un reddito medio è diventato proibitivo comprarli quotidianamente.                                     Di Conseguenza, chi non guadagna abbastanza è costretta a nutrirsi con cibo low cost, di minore qualità e con pochi nutrienti, o peggio con nutrienti ultra-processati che, a lungo termine sono pericolosi per la salute .Tutto questo sfocerà in una maggiore probabilità, se non in una certezza, di ammalarsi.  Alle spese sanitarie già cresciute, a causa della pandemia, si sono aggiunti altri fattori, tra cui la guerra Russo -Ucraina, la conseguente   crisi energetica e, più recentemente, l’aggravarsi della crisi climatica che ha condizionato fortemente i costi dei principali alimenti della nostra dieta. In questo modo la spesa quotidiana per l’alimentazione può lievitare fino all’insostenibilità. Per prevenire l’insorgenza di malattie, occorre una giusta alimentazione a prezzi equi, almeno per i cibi essenziali. Secondo la FAO, se la popolazione mondiale adottasse una dieta meno ricca in grassi e zuccheri, in 10 anni la spesa globale nella sanità crollerebbe. Sempre, secondo i dati FAO, tre miliardi di persone nel mondo non possono permettersi un’alimentazione sana e nutriente: un sistema alimentare equilibrato e globale dovrebbe perciò proteggere i prodotti alimentari, come frutta e verdura, rendendoli più disponibili. La richiesta di prodotti vegetali è molto cresciuta anche a causa di mode alimentari come il crudismo, il vegetarismo, il veganismo che portano al quasi esclusivo, o comunque preponderante, consumo di vegetali, contribuendo a renderli costosi come carni, pesci e formaggi. L’alta deperibilità degli ortaggi pone inoltre numerosi problemi di conservazione e trasporto, che per la loro inefficienza possono generare enormi sprechi, contribuendo all’aumento di prezzo. La Coldiretti sottolinea che il costo di frutta e verdura aumenta anche a causa degli eventi climatici estremi, che stanno rendendo sempre più difficoltoso il lavoro degli agricoltori, i cui raccolti vengono sempre più spesso distrutti da piogge intense o minacciati dalla siccità, come succede sempre più spesso in Italia. Oltre a sostenere   economicamente il settore, occorre perciò monitorare l’intera filiera e individuare i punti critici per capire dove i prezzi si impennano e attivare le necessarie misure.

A tutto ciò va ancora aggiunto il costo nascosto, relativo alle conseguenze sulla salute. È noto che delle verdure e della frutta non possiamo fare a meno per l’introduzione corretta di Vitamine e Sali minerali. Il profilo dell’attuale Dieta della popolazione mondiale è basato sulla media dei consumi alimentari di 157 paesi e comprende un consumo pro capite giornaliero di 100 grammi di carne (tra pollo, manzo, agnello e maiale), 243 grammi di uova e latticini, 297 grammi di cereali, 354 grammi di frutta e verdura, 50 grammi di zucchero, 28 grammi di olio e 134 grammi di radici e legumi. Ciò che mangiamo è in diretto rapporto con i costi ambientali e sanitari del Paese.                                                    L’attuale alimentazione, poco salutare, mediamente diffusa a livello globale, e anche in Italia, è “la principale causa delle malattie non trasmissibili” come diabete, patologie cardiovascolari, cancro, obesità e ictus, che rappresentano il 71% delle cause di morte nel mondo. Se poi si aggiunge questo ulteriore elemento del caro frutta, verdura, ma anche di carni ed altro, ci accorgiamo di quanto allarmante sia la prospettiva futura per la salute sociale. Sicuramente il danno emergente sarà a carico dei più fragili ma poi a cascata su tutti coloro che ridurranno, o si priveranno, dei nutrimenti necessari, per qualità e quantità, rischiando di cadere nella malnutrizione. Questo termine, usato generalmente in riferimento alle popolazioni del terzo mondo, ora, a malincuore, comincia ad appartenerci. Le politiche mirate a ridurre o calmierare il prezzo degli alimenti sani sono di primaria importanza e non più procrastinabili. Gli interventi possono essere di diverso tipo: incoraggiare la diversificazione delle coltivazioni e sostenerle, ridurre la tassazione sugli alimenti indispensabili, migliorare l’efficienza delle infrastrutture di irrigazione agricola e delle tecnologie per ridurre gli sprechi. Per salvare la salute degli Italiani e i conti dello Stato, l’etica deve permeare la produzione, la qualità e la commercializzazione degli alimenti.

 

 

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