Aprile 2024 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
Per fare fronte ai bisogni alimentari e di beni essenziali della popolazione mondiale in continua crescita negli ultimi decenni si è assistito all’aumento della produzione agricola alimentare , all’industrializzazione di aree tradizionalmente dedicate all’agricoltura e all’urbanizzazione favorita dalla migrazione verso le città. In questo contesto è aumentata anche la produzione di cibo a più basso costo e di scarso valore nutrizionale che, oltre a peggiorare il quadro generale di degrado ambientale, ha anche aumentato il rischio di malattie a causa della mancanza o , al contrario, dell’eccesso di cibo. Oggi, a livello globale, più di un miliardo di bambini, adolescenti e adulti convivono con l’obesità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra il 1990 e il 2022, i tassi di obesità sono quasi triplicati tra gli uomini adulti , più che raddoppiati tra le donne e quadruplicati tra bambini e adolescenti. Nel frattempo i tassi di sottopeso sono diminuiti, rendendo l’obesità la forma più comune di malnutrizione nella maggior parte dei paesi. Questa condizione è aggravata dal fatto che negli adulti l’obesità è complicata dalle malattie metaboliche ad essa associate, prima di tutte il Diabete di tipo 2, seguito dalle malattie cardiovascolari. Infatti la riduzione di cereali, legumi, frutta di stagione e verdura fresca e cotta e , di contro, l’aumentato consumo di carne rossa e dei suoi derivati, come insaccati e cibi precotti e confezionati , associati alla drastica riduzione dell’attività fisica , ha portato ad uno squilibrio tra l’Introito Alimentare , eccessivo rispetto alle necessità energetiche dell’organismo, e il Dispendio Energetico , drasticamente diminuito . A questa situazione di alterazione metabolica, si aggiungono i danni provocati da una infiammazione cronica causata dalle sostanze tossiche, i cosiddetti Radicali Liberi, che si generano in tutti i processi metabolici dell’organismo. I danni che ne derivano, anche se di lieve entità, consistono in un effetto lesivo ,lento ma progressivo , su tutte le cellule e i tessuti dell’organismo che, se protratto nel tempo, è responsabile delle malattie metaboliche e degenerative di cui abbiamo prima accennato. Questa complessa condizione è alla base della cosiddetta Sindrome Metabolica, epidemia silenziosa che costituisce uno dei maggiori fattori di rischio di morte nella popolazione adulta nei paesi industrializzati, in particolare negli Stati Uniti e in altri paesi dell’Europa tra cui l’Italia. Chi è affetto da questa Sindrome, spesso senza esserne consapevole, invece di delegare la soluzione del problema alla terapia farmacologica, dovrebbe invece prenderne coscienza e , con l’aiuto del suo medico, cercare, per quanto è possibile, anche di prevenirne le conseguenze attraverso la conoscenza delle basi di una corretta educazione alimentare di cui riassumo qui di seguito alcuni i punti fondamentali. Il nostro organismo, in condizioni normali, utilizza l’energia assunta con l’introduzione degli alimenti per soddisfare tutti i bisogni energetici dell’organismo. Semplificando, la quota più importante, denominata Metabolismo Basale, è deputata al funzionamento di tutte le attività cellulari e degli organi in condizione di riposo. Ognuno ha il suo Metabolismo Basale. Una alta quota di energia è destinata allo svolgimento delle attività quotidiane, comprese le ore di attività lavorative; un’altra piccola quota per la trasformazione e l’assorbimento degli alimenti e un’altra quota, molto variabile, utilizzata per l’attività fisica, che dipende dal tempo e dall’intensità della stessa. Da quanto detto si può facilmente intuire che, valutando il consumo energetico delle varie fasi, denominato Dispendio Energetico e tenendo conto della corretta quantità e qualità degli alimenti introdotti (Bilancio Energetico), non dovrebbero esserci problemi a rimanere in equilibrio. Purtroppo però non è così. Il quadro sopra descritto, molto poco rassicurante, è il risultato di uno stile di vita completamente errato e protratto nel tempo; infatti in una prima fase si osserva solo un aumento ponderale e solo successivamente , se non si modificano le abitudini alimentari e lo stile di vita, si aggiunge lo sviluppo delle patologie croniche correlate. E’ noto che cambiare le abitudini e lo stile di vita è difficile e faticoso. In assenza di risultati rapidi e significativi, spesso si perde la motivazione e si rinunzia. Molti cercano la via più comoda che spesso è rappresentata dai farmaci. Ma anche questa soluzione comporta difficoltà e insuccessi, per non parlare dei possibili effetti nocivi sulla salute. E allora si pone la speranza sulle nuove scoperte in ambito farmacologico, come è il caso recente dei farmaci per il controllo metabolico del Diabete di tipo 2, che sono dimostrati efficaci nel medio -lungo termine anche per ridurre significativamente il peso corporeo. Ma questo effetto, che è sicuramente favorevole per un diabetico che è anche in sovrappeso o obeso, può diventare pericoloso se il farmaco viene assunto esclusivamente per perdere peso in un soggetto che non ha il Diabete di tipo 2. Per tutte queste ragioni , la via più sicura resta certamente una modifica dello Stile di Vita accompagnato da una sana e corretta Educazione Alimentare.