Marzo 2024 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
In occasione dell’8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna, voglio dedicare a
tutte le donne, ma non solo ad esse , questo numero della mia rubrica per
ricordare come e quando la donna italiana ha cominciato il suo percorso di
emancipazione e di conquista della parità, non ancora concluso .
Raramente , come nel recente passato, in Italia le donne sono state al centro
Della cronaca e dell’attenzione . Basti pensare all’ondata crescente di
“femminicidi “ ,al persistere della discriminazione nel lavoro , nei salari e nella
mancanza di servizi per le lavoratrici madri, etc..
Queste riflessioni prendono spunto dalla recente lettura di un libro che ho acquistato
in uno di quei mercatini della Domenica, dove spesso vado alla ricerca di
vecchie edizioni . Il libro dal titolo “La Donna Tipo Tre” , scritto nel 1929 da un
giornalista e scrittore futurista, Umberto Notari , è un affresco della trasformazione
della donna, in quegli anni agli albori e , malgrado avesse tutta l’aria di un
intrattenimento ironico e divertente, si è rivelato possedere una grande capacità
predittiva. Superata la donna ‘’tipo uno’’ madre e moglie sottomessa, angelo del
focolare, e la donna ‘’tipo due’’ , la femmina desiderabile solo per soddisfare i
piaceri della carne ,e già oggetto del suo romanzo Quelle Signore del 1905 ,
l’autore presenta quella che definisce la donna del “terzo tipo”. E’ la donna che ,
passata la tempesta della grande guerra , si affaccia nella società italiana degli
anni 20 del ‘900 : è emancipata, vuol mettersi alla prova e mette piede nel mondo
del lavoro; non ne vuol sapere della tradizione e respira la modernità,scompaginando
abitudini e costumi tradizionali. Desiderose di indipendenza economica, disinvolte
negli atteggiamenti in società e nell’abbigliamento, le donne marcavano in modo
evidente la distanza da quelle delle generazioni precedenti esibendo, ad esempio,
cortissime acconciature alla “maschietto” e lanciandosi a loro agio nei nuovi
frenetici balli . Nelle stesso periodo gli uomini si ritrovarono in un mondo in cui il
Proprio privilegio di genere cominciava a traballare : l’uomo abdica in parte alla
fatica del lavoro , che con la civiltà meccanica, non richiede più la forza muscolare ,
ma la pazienza e la dedizione tipica della donna . Così , anche per soddisfare i
crescenti fabbisogni della famiglia, il marito delega la moglie a lavori di
manovalanza ripetitiva, funzionali al capo, maschio. Nascono così operaie ,
segretarie, dattilografe e si moltiplicano artigiane di varia natura. D’altra parte la
donna aveva già un’attitudine all’economia con il suo ruolo di gestione della casa e
dei figli e la famiglia è il primo modello di azienda. In embrione la “donna di tipo tre”
esisteva già, però le mancavano dei requisiti essenziali: pensiamo all’esercito di
lavandaie, sarte , modiste e stiratrici senza un salario e un inquadramento
contrattuale. L’aspetto interessante del libro di Notari è anche l’analisi psicologica
dell’evoluzione del rapporto uomo-donna. La donna , obbligata a lavorare
doppiamente, fuori casa e a casa, ha portato , da una parte , a un esercito di
lavoratrici disperate e isteriche non più appetibili per i mariti; dall’altra , le donne,
una volta conquistata l’indipendenza ,cominciano a considerare il maschio meno
interessante e indispensabile.Infine la donna lavoratrice è indotta ad essere
disponibile e compiacente ad un altro uomo nel ruolo di capo, che nel tempo diventa
il suo modello di uomo desiderabile.
Il problema è che allargando lo sguardo sulla società, gli uomini sono sempre meno
desiderabili a casa e sempre più in ufficio e lo stesso avviene per le donne.
In generale la famiglia va in crisi e soprattutto la vocazione della maternità subisce
un declino. Ma ad arrestare questa tendenza e a ripristinare il posto dell’uomo
nella società e a riportare la donna al ruolo di subalterna nella società e nella
famiglia , a partire dalla seconda metà degli anni ‘20 ci penserà l’uomo che dal
balcone di Piazza Venezia,vegliava sui destini degli italiani e delle italiane.
Del resto, con il lancio della cosiddetta Campagna Demografica , a partire dal 1927 ,
la donna ritornava ad essere primariamente madre, fattrice di figli per la Nazione e
non era concepibile che anteponesse una qualche esigenza di realizzazione
individuale e di scelta autonoma a questa suprema necessità. Nel ‘27 e nel ‘28
erano stati inoltre varati i primi provvedimenti per limitare il lavoro delle donne:
dalla riduzione dei salari femminili alla metà di quelli maschili, all’esclusione
dall’insegnamento delle lettere e della filosofia nel licei, al raddoppio delle tasse
scolastiche e universitarie. Solo all’indomani della Liberazione ,e con il voto
ottenuto nel 1945 , le donne si ponevano al centro della «politica». La sensazione
che esse avevano di «fare politica» anche quando si occupavano di settori
apparentemente “minori” , come l’assistenza o le esigenze quotidiane delle famiglie,
si traduceva in un’ auto- rappresentazione in termini di protagonismo, stima di sé e
valorizzazione delle proprie capacità come singole e come donne più in generale.
Negli anni ‘60 però , malgrado le trasformazioni e il boom economico , ci si rese
conto che nelle relazioni fra i generi era cambiata la forma, ma molto meno la
sostanza, cioè quella supremazia maschile che rappresentava la vera posta in gioco .
Furono le femministe degli anni ‘70 a riportare prepotentemente all’attenzione
dell’opinione pubblica la questione della disuguaglianza di potere e lo fecero con
una determinazione senza precedenti. Le vecchie strategie retoriche a difesa di quella
supremazia , il richiamo alla tradizione , riassunta nella formula Dio, Patria e
Famiglia , apparivano anacronistiche e non più riproponibili . Per l’emancipazione
femminile gli anni ‘70 e ‘80 poi sono stati anni di entusiasmo e di lotta che hanno
portato all’attuazione di importanti riforme legislative e di nuovi servizi sociali
e sanitari . Basti pensare alla Legge sul Divorzio del ‘70 , che abbatte il tabù
dell’indissolubilità del matrimonio , e alla tutela delle lavoratrici madri nel 1971,
Leggi che contribuivano anche a colmare il divario tra le classi sociali.
Nel 1975 con l’introduzione del nuovo Codice di Famiglia , lo Stato
sancisce la completa Parità di Genere abbattendo la inaccettabile subalternità della
donna . Il percorso del cambiamento del rapporto tra i sessi e della
autodeterminazione della donna si arricchisce ancora nel 1975 con la legge che dà
vita ai Consultori familiari, servizio dove la donna trova ascolto e dove si parla di
sessualità e di prevenzione . Infine con la legge del 1996, con la quale la violenza
sessuale non è più considerata reato contro la pubblica morale, ma un “crimine
contro la persona “, si supera , ma solo dal punto di vista legislativo, la visione
patriarcale della donna formalmente non più “cosa” di proprietà dell’uomo.
In conclusione , come abbiamo visto nella storia del nostro costume , numerosi
passi avanti sono stati fatti, ma perché producano un reale cambiamento, occorre
che le leggi si trasformino in cultura. Nel mondo reale questo processo
lentissimo riguarda non solo il raggiungimento dell’eguaglianza di genere , ma
anche molti altri principi sanciti dalla nostra Costituzione . In particolare l’Articolo
3 che riguarda la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che
limitano la libertà e l’uguaglianza tra tutti i cittadini . Paradossalmente , se
guardiamo indietro, a quasi un secolo di distanza, la condizione della famiglia tipo
attuale per certi versi non è molto cambiata.
In questo senso il libro di Notari appare come un piccolo trattato antelitteram
sulla modernità e sul ruolo che la donna ha nella società . La donna , nelle diverse
fasi della vita , non può sopperire a ciò che i servizi pubblici non garantiscono
per la tutela della salute personale e della sua famiglia il che le impedisce di
realizzarsi su tutti i piani e di diventare finalmente la Donna “del quarto tipo” ,
cioè quella libera dai bisogni, pari all’uomo e libera di autodeterminarsi .
Quanto dovremo ancora aspettare perché ciò avvenga ?
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