Novembre 2023 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
L’arrivo della stagione fredda, unita all’inevitabile maggiore frequentazione dei locali al chiuso e all’aumento delle occasioni sociali, sono gli elementi che da sempre si correlano a una aumentata diffusione delle malattie delle prime vie aeree come l’influenza stagionale e, da alcuni anni, l’infezione da SARS-COV2 (COVID-19). E’ noto come le rispettive vaccinazioni riducano la possibilità di contrarre le due malattie e le loro complicanze e che il loro effetto protegge i soggetti per tutta la stagione: un vantaggio notevole, se si tiene conto del fatto che, ancora nel corso del prossimo inverno, il virus dell’influenza e le nuove varianti di COVID -19 circoleranno inevitabilmente insieme, motivo per il quale potranno presentarsi casi di doppia infezione in grado di aumentare i rischi per la salute. Un evento di doppia infezione con due virus differenti è un evento raro ma possibile, Non solo è possibile ammalarsi di Covid-19 e influenza contemporaneamente, ma quest’anno può essere più probabile a causa dell’esplosione dei casi di influenza che non si erano visti negli anni precedenti a causa dell’uso delle mascherine, del distanziamento sociale e altre misure anti-Covid. Fare una stima di quanti possono essere colpiti dalla doppia infezione, è molto difficile, specialmente perché i sintomi sono sovrapponibili: tosse, febbre, mal di testa, mal di gola, dolori muscolari. Per tutte queste ragioni è importante ridurre i casi di influenza e di COVID-19 per mezzo della doppia vaccinazione, in modo da preservare le persone più fragili da gravi complicanze, mitigare l’impatto delle due malattie sui servizi sanitari e ridurre i rischi individuali. La vaccinazione anti-influenzale è fortemente raccomandata e offerta gratuitamente a tutti quei soggetti che, per le proprie condizioni personali, presentino un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraessero l’influenza o per le quali, vista la funzione che svolgono, un loro contagio risulterebbe potenzialmente pericoloso per i soggetti fragili con cui interagiscono o dannoso per la gestione di servizi indispensabili: persone di età superiore a 60 anni o ricoverati presso strutture per lungodegenti; donne in gravidanza o nel post-partum; soggetti affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza e loro familiari/caregiver; bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni; medici e personale sanitario; soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo (Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, etc.); personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione; donatori di sangue. Anche quest’anno la somministrazione del vaccino anti-influenzale è affidata ai Medici di Medicina Generale, che ricevono dall’ASL le dosi necessarie a vaccinare i loro assistiti che rientrino nelle categorie “a rischio” sopracitate e che accettino di vaccinarsi. Prima che la tragedia del COVID -19, colpisse le nostre comunità, l’influenza stagionale era considerata una ricorrente malattia di stagione, spesso sottovalutata e considerata quasi una “tappa obbligata “prima della stagione primaverile. Perciò erano, e sono ancora troppo poche, le persone che si vaccinavano. Nel suo recente libro “Una banale influenza “, il Prof. Massimo Galli, il più noto infettivologo italiano che abbiamo avuto modo di conoscere durante la lunga stagione del COVID-19, scrive che nella storia della umanità l’Influenza è stata responsabile di più morti di qualunque altra malattia infettiva, più della malaria, la peste e la tubercolosi. Basti considerare che nel nostro paese ogni anno causa migliaia di morti, soprattutto tra gli anziani. Ma i decessi più che all’influenza in sé, sono dovuti alle sue complicanze in persone con malattie croniche, cardiopatici, pneumopatici, immunodepressi, etc. Eppure la soluzione c’è : è il Vaccino. Ma in Italia , e non solo, l’accettazione della vaccinazione antiinfluenzale è molto bassa. Solo nel 2021, anno della massima diffusione del COVID-19 in Italia, ha raggiunto livelli accettabili, intorno al 65%, contro una soglia del 75% raccomandata dall’OMS per le persone ultra65enni.
Ma già dal 2022, superata la fase critica del COVID-19, la copertura vaccinale a livello nazionale era scesa intorno al 55 %. Eppure è noto che noi italiani siamo grandi consumatori di farmaci . Alle prime avvisaglie di una possibile malattia andiamo dal medico e non esitiamo a ricorrere agli antibiotici, agli antidolorifici, per non parlare dell’uso improprio che si fa degli ansiolitici o dei gastroprotettori. Al contrario il concetto di prevenzione, sul quale si basano le campagne di vaccinazione, non è altrettanto radicato nella popolazione generale. In sostanza il rischio di contrarre un’infezione virale è considerato accettabile e prevale la logica del “io speriamo che me la cavo “. A questo aggiungiamo l’atteggiamento preconcetto e antiscientifico dei NO VAX e l’effetto di dissuasione e di timore che le loro campagne di disinformazione hanno creato nella popolazione generale nei confronti del vaccino anti-Covid. Quel che conta, comunque, è che la maggior parte degli Italiani si è vaccinata contro questo rischio e, ora che alle porte dell’Inverno, la campagna di doppia vaccinazione è iniziata, è importante che rafforziamo le nostre difese per evitare che i segnali già preoccupanti di una ripresa delle infezioni virali e delle sue possibili complicazioni, tornino a diventare un problema di salute pubblica.