Giugno 2023 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
Dalle erbe curative, alle ‘acque magiche’, passando per cataplasmi, coppette-ventosa, floriterapia, mode e rituali di ogni tipo; tra gli italiani spopolano rimedi antichi, cure etniche e terapie tradizionali che riscuotono sempre più successo rischiando di allontanare i pazienti dalla Medicina Ufficiale. Mettendo insieme tutte le discipline Tradizionali e Non Convenzionali, dall’omeopatia, alla aromaterapia, alla fitoterapia, alla chiropratica, fino ad arrivare alle acque ‘miracolose’, bicarbonato, sostanze e pratiche più svariate, nel nostro Paese la quota di chi sceglie vie diverse dalla Medicina Ufficiale supera ormai il 20%, cioè più di un connazionale su 5, con numeri aumentati negli anni e ancora in crescita. Il successo di questo tipo di trattamenti affonda le radici nella storia e nei cambiamenti che si sono verificati nell’epidemiologia delle malattie. Spesso si tratta infatti di rimedi che già esistevano e si erano diffusi ben prima dell’avvento della moderna Medicina Sperimentale o Medicina dell’Evidenza, alcuni risalenti addirittura alla Teoria Umorale di Ippocrate, padre della medicina classica antica. Questa è stata per molti secoli alla base della biologia e della patologia ippocratica su cui si sono basati fino agli inizi del ‘700 i concetti di salute e malattia, spesso associati anche a credenze magico-religiose. La svolta avvenne a metà dell’‘800, quando la medicina sperimentale dimostrò con Pasteur che le malattie infettive sono causate dai microrganismi, dando origine alla scienza della Microbiologia, da cui più tardi nacquero gli antibiotici. Nello stesso tempo migliorarono le condizioni igieniche e ambientali e nel mondo occidentale le patologie infettive furono in larga parte eliminate. Ecco che crolla la mortalità infantile, si allunga l’aspettativa di vita e crescono le malattie cronico-degenerative. Un’epidemia contro cui “la ‘pallottola magica’ ancora non è stata trovata, ed è qui che si insinua il rischio di un ritorno al passato. A spingere i pazienti tra le braccia dei rimedi alternativi o tradizionali, dunque, c’è anche un sentimento di sfiducia verso una medicina iper-tecnologica che comunque non può dare ogni risposta. A pratiche vissute spesso come invasive o gravate da pesanti effetti collaterali, si contrappone la promessa di un approccio dolce e rispettoso dell’individuo che attrae sempre più persone. A questo si aggiunge la diffusione di correnti ideologiche, proprio delle fasce di popolazione più istruite, che abbracciano filosofie che per principio si oppongono all’idea scientifica di trattamento. Basta in proposito ricordare anche il recente fenomeno dei “No Vax” che negavano l’utilità della vaccinazione anti COVID-19. Il colpo finale arriva dalla crisi sempre più profonda del rapporto medico-paziente, che già di per sé rappresenta una terapia. Senza voler disconoscere la effettiva utilità di alcuni preparati magistrali e/o industriali a base di estratti , titolati e dosati, di erbe naturali, come l’Arnica, la Camomilla, l’Eufrasia o gli Antociani estratti dai frutti rossi , etc. , che una tradizione secolare ha cristallizzato come coadiuvanti efficaci per il trattamento di sintomi e patologie minori di tipo non degenerativo , non possiamo ignorare che a volte la tradizione rischia di giocare brutti scherzi. Numerosi sono i casi di intossicazioni o peggio, a seguito dell’utilizzo di estratti “naturali” rivelatisi tossici per la presenza di impurezze, dosaggi incongrui, o altre cause. Il problema è che erbe e piante contengono principi attivi che possono rivelarsi tossici o interagire con farmaci tradizionali, modificandone la farmacocinetica o annullandone l’efficacia. Ecco perché con le erbe e i rimedi della tradizione popolare occorre cautela. Per chi non vuole rinunciare al rimedio della nonna o alla cura ‘verde’, la raccomandazione è quella di seguire il consiglio di un esperto perché il fai da te è pericoloso quando c’è in ballo la salute. Mai comperare prodotti sul web e attenzione se si assumono farmaci e, soprattutto, mai raccogliere erbe selvatiche lungo le strade o senza avere una conoscenza approfondita delle piante. È un po’ come andar per funghi senza conoscerli: scambiare prezzemolo con cicuta è molto comune. Ma perché farmaci e tecnologia sembrano non bastare più a chi soffre? Il problema è che chi ha un problema di salute, più o meno grave, si aspetta dai medici ascolto e attenzione. Un’empatia che non sempre si trova. È dimostrato che, se un medico dedica al paziente solo pochi minuti, il suo assistito, indipendentemente dalla correttezza e dall’efficacia delle risposte che gli vengono date, esce dallo studio insoddisfatto sul piano psicologico. Al contrario, i medici che dedicano al paziente più tempo, lo informano, gli parlano, sono empatici, possono anche aver fatto non benissimo, ma tranquillizzano il paziente e ne conquistano la fiducia. I medici che praticano la Medicina Non Convenzionale, in particolare gli Omeopati, che dedicano almeno 30- 40 minuti al colloquio omeopatico, ne sono un esempio. È necessario perciò cercare un’integrazione fra le componenti scientifiche, clinico-terapeutiche e sanitarie dell’approccio alla medicina, per un intervento a 360 gradi in grado di recuperare un rapporto di reciprocità con i malati. Per riconquistarli è però anche indispensabile dare ai giovani medici gli strumenti per capire perché i pazienti tendono a fuggire dalla medicina ufficiale. A tale proposito è noto che alcune Università e grandi enti ospedalieri programmano di fare nuove assunzioni solo dopo aver ‘somministrato’ ai medici corsi di comunicazione specifici sulle tecniche per condurre una consultazione che soddisfi il paziente sul piano clinico come su quello psicologico. In questo contesto il ruolo delle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali è anche quello di contribuire non solo all’umanizzazione della sanità, ma anche alla fondazione di una Medicina Centrata sulla Persona. Sono i pazienti, le associazioni dei cittadini e la società stessa a richiedere che l’integrità e la completezza di ogni essere umano sia ripristinata e rispettata nel processo diagnostico-terapeutico. Pertanto, entro i confini posti dalla evidenza scientifica, va anche riconosciuta la “doppia libertà”, di scelta terapeutica del singolo e di cura da parte dei medici, adempiendo così compiutamente anche allo spirito dell’art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività …”