Con il caro cibo anche la salute é a rischio

MARZO 2023                      SPIGOLATURE                           A cura di Livio Carati

 

Se è vero che l’uomo è ciò che mangia è altrettanto vero che diventa cagionevole di salute fino ad ammalarsi, anche a causa di quello che non mangia. Ebbene si, la crisi energetica ha impattato drammaticamente anche sul prezzo del cibo al punto tale che, a causa dei prezzi esorbitanti, in massa si negano l’acquisto di frutta, verdura ma anche altro. Insalate vendute a cespo e non a chilo, pomodori finanche a 17 euro, fagiolini a 10. Per un reddito medio è diventato proibitivo comprarli quotidianamente. Di conseguenza la gente che non guadagna abbastanza è costretta a nutrirsi con cibo low cost con minore qualità e pochi nutrienti. Tutto ciò sfocerà in una maggiore probabilità, se non in una certezza, di ammalarsi. Le spese sanitarie sono già cresciute a causa della pandemia e in questo modo l’esborso può lievitare fino all’insostenibilità. Per prevenire l’insorgenza di malattie, occorre una giusta alimentazione a prezzi equi, almeno per i cibi essenziali al mantenimento di una buona salute. Nel luglio del 2020 è stato pubblicato il report annuale della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, nel quale si legge che, se la popolazione mondiale adottasse una dieta meno ricca in grassi e zuccheri, in 10 anni la spesa globale nella sanità crollerebbe del 95%. Secondo i dati FAO tre miliardi di persone nel mondo non possono permettersi un’alimentazione sana e nutriente. Un sistema alimentare equilibrato e globale dovrebbe proteggere i prodotti alimentari essenziali, come frutta e verdura, rendendoli più facilmente disponibili. La richiesta di prodotti vegetali è molto cresciuta a causa anche di mode alimentari come il crudismo, il vegetarismo, il veganismo che portano al quasi esclusivo , o comunque preponderante, consumo di vegetali e ciò li rendere costosi come carni, pesci e formaggi. L’alta deperibilità degli ortaggi inoltre pone numerosi problemi di conservazione e trasporto, che per la loro inefficienza possono generare enormi sprechi, contribuendo all’aumento di prezzo. La Coldiretti sottolinea che il costo di frutta e verdura aumenta anche a causa degli eventi climatici estremi, che stanno rendendo sempre più difficoltoso il lavoro degli agricoltori, i cui raccolti vengono sempre più spesso distrutti da piogge intense o minacciati dalla siccità, come è successo questa estate in Italia.  È giusto quindi sostenere il settore, ma monitorando l’intera filiera e individuando i “punti critici ” per capire dove i prezzi si impennano e introdurre le misure correttive.  A tutto ciò va ancora aggiunto il costo nascosto relativo alla perdita di salute. Delle verdure e della frutta non possiamo fare a meno per l’introduzione di vitamine e sali minerali, ma a prezzi etici. Nel Report citato, l’attuale dieta mondiale è sintetizzata sulla base di una media dei consumi alimentari di 157 paesi e comprende: un consumo pro capite giornaliero di 100 grammi di carne (tra pollo, manzo, agnello e maiale), 243 grammi di uova e latticini, 297 grammi di cereali, 354 grammi di frutta e verdura, 50 grammi di zucchero, 28 grammi di olio e 134 grammi di radici e legumi. Ciò che mangiamo è in diretto rapporto con i costi ambientali e sanitari del Paese. L’attuale alimentazione, poco salutare, mediamente diffusa a livello globale è anche “la principale causa delle malattie non trasmissibili” come diabete, patologie cardiovascolari, cancro, obesità e ictus, che rappresentano il 71% delle cause di morte nel mondo. Se poi si aggiunge questo ulteriore elemento del caro frutta, verdura, ma anche di carni ed altro, ci accorgiamo di quanto allarmante sia la prospettiva futura della salute sociale. Sicuramente il danno emergente sarà a carico dei più fragili, ma poi a cascata riguarderà tutti coloro che ridurranno o si priveranno degli alimenti necessari, cadendo nella malnutrizione. Un termine usato un tempo per il terzo mondo, ma che ora, a malincuore, comincia a riguardare anche noi. Le politiche mirate a ridurre o calmierare il prezzo degli alimenti sani perciò sono di primaria importanza e non più procrastinabili. Gli interventi possono essere di diverso tipo: incoraggiare la diversificazione delle coltivazioni e sostenerle, eliminare o ridurre la tassazione sui cibi necessari, migliorare l’efficienza delle infrastrutture di irrigazione e delle tecnologie per ridurre gli sprechi. L’etica sociale infine  deve permeare la produzione, la qualità e la commercializzazione degli alimenti, per salvaguardare la salute degli italiani e i conti dello Stato.