Giugno 2021 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
Introduzione all’argomento
La conoscenza medica e il senso comune hanno da sempre saputo che le malattie, e in particolare le epidemie, possono comparire improvvisamente in una popolazione, rimanervi per periodi più o meno lunghi, ed eventualmente scomparire, per riemergere una o più generazioni più tardi. Trasportate dai battelli, dalle carovane o dagli eserciti, le fiammate epidemiche di malattie come la peste, il vaiolo, il tifo, l’influenza, la sifilide o la poliomielite colpivano città e campagne, decimavano le popolazioni e gli eserciti, cambiando spesso il corso della storia. Nell’ignoranza delle cause specifiche di queste malattie, che saranno chiarite solo alla fine dell’Ottocento, gli unici metodi di lotta erano basati sulla prevenzione e sull’isolamento per impedire la diffusione del contagio. Il nesso fra igiene delle mani e protezione dalle malattie infettive fu provato scientificamente solo alla metà del XIX secolo da un medico ungherese, Ignaz Semmelweis che lavorava nel reparto di ostetricia dell’ospedale di Vienna. Semmelweis notò una mortalità particolarmente elevata per infezioni fra le donne ricoverate in un reparto dove prestavano servizio studenti di medicina. Questi praticanti medici avevano l’obbligo formativo di effettuare anche autopsie e passavano dal tavolo autoptico alla sala parto con disinvoltura e senza alcuna procedura di igiene delle mani. Allora non si conosceva ancora il mondo dei microbi; si sospettava che la fonte del contagio fosse nei “miasmi” e negli odori. Nella diffidenza di molti, Semmelweis riuscì a stabilire misure igieniche che dimostrarono le sue teorie, obbligando i medici a lavarsi le mani con soluzioni a base di cloro prima di accedere al reparto maternità. Dopo il ricorso a queste semplici norme igieniche si ottenne un calo evidente della mortalità per febbre puerperale nell’arco di pochi mesi. Non sorprende perciò che ancora oggi, con la pandemia da nuovo Coronavirus, le raccomandazioni sull’igiene e , in particolare, il lavaggio delle mani, sono diventate cruciali ai fini della prevenzione della diffusione della infezione. Cerchiamo allora di ripercorrere in sintesi le principali tappe della storia umana in relazione a quella che , al di là dei fattori esterni ambientali non modificabili, è stata la causa primaria del diffondersi delle infezioni : il contagio diretto tra uomo e uomo , cioè la mancanza di igiene personale . Vedremo in sintesi come questo fattore , oltre che essere fonte di diffusione di gravi epidemie, dalle origini al Novecento , abbia influenzato anche la storia del costume. La storia dell’evoluzione delle abitudini di igiene personale si incrocia inevitabilmente con la Storia del WC. Questa storia , da un lato porta con sé la questione “civica” dello smaltimento dei liquami, dall’altro ha a che fare con molte altre considerazioni di ordine culturale , non di rado condizionate da superstizione religiosa e magia, a stretto confine con la medicina; ma anche al senso del pudore e al suo mutare nel tempo, toccando quindi anche la sfera psicologica e simbolica. Come si può immaginare, il WC, dal termine inglese Water Closet coniato nel 1778, è stata una vera e propria conquista, una battaglia di civiltà vinta faticosamente attraverso i secoli e sempre con un andamento altalenante ed incerto, passando per standard igienici per noi in molti casi inconcepibili : dai fasti del leggendario Palazzo di Cnosso alle Terme Romane, elevate a luogo di incontro per eccellenza in cui stipulare affari e intrattenere relazioni sociali; dal sudiciume universale del Medioevo , tanto infernale da avere condizionato l’immaginario dantesco, alle “sedie .comode” dei grandi monarchi europei, a cominciare dal Re Sole, che teneva udienze su “seggette” sontuosamente decorate, ma pur sempre destinate ad usi ben poco nobili. E, come se non bastasse, anche la superstizione, la religione e le credenze pseudo scientifiche ostacolarono questa evoluzione. Pensiamo alle Sante medievali, protagoniste di eroiche quanto insensate astinenze dallo svuotamento dell’intestino in nome di una purezza solo spirituale. Per non parlare delle bizzarre vicende del clistere. Utilizzato dagli Egizi ad imitazione dell’Ibis, uccello sacro spesso raffigurato nell’atto di “purgarsi”, cioè di penetrare con il becco il proprio orifizio anale per immettervi acqua salata ritenuta purgativa, il clistere divenne dopo il Medioevo un rimedio curativo pressoché universale, fino all’incredibile innovazione parascientifica secondo cui, per evitare il cattivo odore , si doveva inondarsi di liquidi con essenza profumata, o addirittura, sovvertendo ogni logica fisiologica, alimentarsi mediante clisteri contenenti cibo. Seguendo queste ed altre curiosità, dove possibile strizzando l’occhio alla medicina e alla storia del costume, nei prossimi due numeri della nostra rubrica proporremo un breve excursus diviso in due articoli, il primo tratterà dalle origini ai secoli bui del Medioevo, il secondo dal Rinascimento al Novecento, sperando nella benevolenza del lettore se qualche volta, dato l’argomento, non potremo fare ricorso a perifrasi o eufemismi.