Aprile 2021 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
Per tutti gli esseri viventi il cibo è necessario per vivere. Siamo tutti consapevoli e giustamente
preoccupati di ciò che respiriamo (smog, fumo e inquinanti) , ma tendiamo a sottovalutare il ruolo
prioritario che l’alimentazione riveste come determinante del nostro benessere fisico. È quindi
fondamentale rivedere gli attuali modelli alimentari alla cui base ci sono eccessi di proteine animali, di
grassi , di zuccheri e una scarsa presenza di frutta e verdura. La cattiva alimentazione causa ogni anno un
numero crescente di malattie quali diabete, malattie cardio-vascolari, obesità e tumori. Ma, se da un lato
una alimentazione sana e adeguata è un diritto di tutti, dall’altro è anche necessario che la sua produzione
non generi un danno ambientale che potrebbe a lungo termine compromettere le risorse e la capacità di
provvedere ai bisogni di una umanità in continua crescita. C’è bisogno cioè di un’alimentazione
“sostenibile”, che preveda il consumo di cibo sano dal punto di vista nutrizionale e con una bassa
“impronta ecologica” . Con questo termine si indica la superficie globale della aree biologiche
produttive, in termini di uso del suolo e delle risorse idriche impiegate, inclusi i mari, necessarie per
rigenerare le risorse consumate dall’uomo per i suoi fabbisogni. A dispetto, infatti, dei notevoli
avanzamenti dell’agricoltura negli ultimi trent’anni, appare evidente come gli attuali sistemi alimentari
continuino ad essere insostenibili. Se da un lato, infatti, al mondo vi è ancora 1 miliardo di persone che
soffre la fame, molte di più sono le persone in sovrappeso o obese, per un totale di oltre due miliardi di
persone complessivamente mal-nutrite. I sistemi di produzione e consumo alimentare attuali dovranno,
quindi, subire delle radicali trasformazioni nel rispetto delle risorse disponibili e della biodiversità.
Il rispetto della biodiversità è uno dei pilastri fondamentali della produzione alimentare: assicura cibi vari
e validi sotto il profilo nutrizionale, garantisce sistemi produttivi flessibili (si pensi al cambiamento
climatico) e resistenti alle malattie, consente di ottenere un ventaglio di varietà fondamentale per il futuro
della nostra stessa sopravvivenza. La diversità degli ecosistemi e delle specie è, oggi, sempre più
sottoposta alle pressioni esercitate dalla popolazione che aumenta velocemente, consuma sempre di più,
altera e degrada l’ambiente. E’ noto come ,a causa di una gestione insostenibile dell’allevamento , della
pesca e dell’agricoltura, molte specie selvatiche rischiano l’estinzione A questo proposito prendete la lista
della spesa e iniziate a cancellare le voci: melone, caffè, mele, limoni, etc.. Tenete la penna in mano, vi servirà:
se sparissero le api, e con esse altri preziosi insetti impollinatori, l’elenco dei cibi di cui dovremmo fare a meno
diventerebbe infinito. Api, coleotteri, farfalle e altri impollinatori sono infatti “responsabili” della buona resa
del 75% dei raccolti su cui basiamo la nostra sopravvivenza. La salute di tutti questi impollinatori è oggi messa
a dura prova: un quarto delle api europee rischia l’estinzione probabilmente per l’uso indiscriminato di pesticidi,
la scarsa disponibilità di cibo per gli insetti, la diffusione incontrollata di parassiti autoctoni o alieni.
Pertanto accanto alla necessità di ripensare in maniera globale i sistemi di produzione e le politiche di uso
, o meglio, di sfruttamento delle risorse naturali, è anche necessario un riesame dei regimi e delle
abitudini alimentari. La nozione di “Dieta sostenibile” comprende l’analisi dell’impatto ambientale delle
filiere alimentari, indicando il loro “peso” in termini di “impronte” per i sistemi naturali. Una sintesi
perfetta tra queste esigenze è, secondo molti Nutrizionisti, la Dieta Mediterranea. Come è noto questa non
è semplicemente un programma dietetico, ma consiste in un vero e proprio stile di vita e un patrimonio
culturale, tipico delle popolazioni della regione mediterranea. Per queste ragioni e per la sua immutata
validità, nel 2010 è stata inserita dall‘ UNESCO nella lista di patrimoni culturali immateriali
dell’umanità, cioè antiche tradizioni che non hanno una codificazione “scritta”, ma che vengono
tramandate oralmente nel corso delle Generazioni con la seguente motivazione :”La dieta mediterranea
rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla
tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione
e, in particolare, il consumo del cibo.”. E il riconoscimento è ancor più meritato e importante se
consideriamo quale è l’impatto sull’ambiente che gli alimenti che la caratterizzano, generano nel loro
percorso “…dal paesaggio alla tavola…”.