Gennaio 2021 SPIGOLATURE A cura di Livio Carati
Archiviate ormai le festività di fine anno , anche se con le limitazioni imposte della Pandemia ancora in atto, stiamo cercando di riprendere la nostra vita normale. Il mese di Febbraio è dietro l’angolo e l’attesa della prossima Primavera comincia a diventare un miraggio non troppo lontano. Questo primo articolo del 2021 è perciò rivolto in particolare a tutti quelli che , dopo i pranzi delle feste, complice anche una aumentata sedentarietà forzata a causa della Pandemia da Coronavirus , hanno guadagnato più o meno una taglia e non riescono a tenere sotto controllo il giro vita. Avere rimorsi è inutile almeno quanto sono inutili le diete alla moda più strampalate attribuite a qualche esperto o vip di turno. Da oggi possono evitare di sentirsi (troppo) in colpa; la scienza infatti ha trovato argomenti che , almeno in parte , spiegano questo problema. Se l’attività fisica e la capacità di contenersi a tavola hanno un indubbio “peso” sulla bilancia, oggi si è scoperto che spesso i magri devono la loro forma più al loro patrimonio genetico che a una dieta rigorosa e a un sano stile di vita. Nell’ambito di recenti studi sulla obesità è stato infatti accertato che la propensione ad ingrassare dipende dal 40 al 70 % dai nostri geni. E stato dimostrato che esistono addirittura geni che influenzano i principali indicatori del livello di obesità e del rischio per la salute ad essa correlato; questi indici sono l’Indice di Massa Corporea (IMC = Peso in Kg /Altezza in metri , al quadrato) e il rapporto delle circonferenze Vita-Fianchi. I geni associati all’IMC hanno la capacità di influenzare il Sistema Nervoso Centrale e di influire sul senso di fame e di sazietà. I geni associati al rapporto Vita-Fianchi sembrano invece avere un’ influenza sul metabolismo dei grassi. Evidentemente nei soggetti costituzionalmente magri questi geni hanno una minore espressione. Ma sembra che a dividere il mondo in grassi e magri contribuirebbero però anche i geni che regolano la Vista. Infatti è stato dimostrato che i soggetti più resistenti a guadagnare peso sono anche quelli che presentano una minore attivazione di quella parte del cervello che elabora gli stimoli visivi di fronte alla visione del cibo. In questi soggetti infatti lo stimolo della fame , e la classica “acquolina in bocca”, non aumentano di fronte ad un piatto di pastasciutta al ragù o a un succulento arrosto al forno. In pratica possono resistere più efficacemente al rischio di abbuffate. Se però i nostri geni non sono così fortunati, e il nostro giro vita tende ad aumentare, non vi è da disperare sulle possibilità di riprendere la forma. Fortunatamente, i nostri geni infatti sono programmati anche per influire sul nostro metabolismo attraverso la modulazione (aumento o diminuzione in funzione dei fabbisogni dell’organismo) della trasformazione in massa grassa del glucosio (zucchero) presente nel sangue e proveniente dagli alimenti che assumiamo. A questo proposito perciò è molto importante il tipo di alimenti perché da questi dipendono i loro effetti metabolici. I cibi che vengono digeriti rapidamente, come i carboidrati raffinati, pasta, riso, pane bianco, zucchero, dolci, etc., fanno impennare il livello di glucosio nel sangue, mettendo subito a disposizione una grande quantità di energia. Ma se questa energia non viene utilizzata, prevalentemente con il lavoro muscolare (è il caso di chi passa dalla tavola alla poltrona e dalla poltrona al letto), allora il nostro organismo riceve l’informazione che nel sangue c’è troppo glucosio . A questo punto entra in gioco l’Insulina, un ormone prodotto dal pancreas , che riporta i livelli plasmatici di glucosio (Glicemia ) , ad un livello di normalità (circa 80-110 mg/dl), trasformandoli in depositi di grasso che vengono immagazzinati nei tessuti come riserve energetiche per le future necessità dell’organismo. Il problema è che questi depositi si localizzano soprattutto a livello viscerale e del “giro vita”. A peggiorare la situazione si aggiunge che, per economizzare il glucosio rimasto nel sangue , il metabolismo , cioè il processo di trasformazione degli alimenti assunti in sostanze nutritive ed energia , rallenta e contemporaneamente , per la necessità di ricaricare le riserve di glucosio necessarie al buon funzionamento dell’organismo, riprende lo stimolo della fame. E’ questo il motivo per cui le diete che puntano esclusivamente sulla restrizione calorica, cioè dell’energia assunta con gli alimenti, funzionano solo nel breve periodo, in quanto l’organismo attiva rapidamente meccanismi di adattamento e di compensazione che riducono la capacità di bruciare le calorie ingerite e, in seconda istanza, accentuano lo stimolo della fame che rischia di vanificare gli sforzi e aumentare lo stress che un regime alimentare restrittivo di per sé comporta. Alla luce di tutto quanto sopra detto, una delle diete più sicure ed efficaci è quella che contribuisce a tenere sotto controllo il livello di glucosio nel sangue e quindi la produzione di insulina. Le principali basi nutrizionali sono : carboidrati non raffinati, prodotti con farine e cereali integrali, a cui vanno aggiunte carni prevalentemente bianche, pesce, legumi, frutta fresca, piccole quantità di frutta secca e , come condimenti, grassi vegetali, preferibilmente Olio EV. Questo schema nutrizionale, che va personalizzato in base ai fabbisogni individuali, riduce efficacemente l’accumulo di grassi e allo stesso tempo induce l’organismo a bruciare più calorie rendendo quindi meno facile riprendere peso e, non ultimo , ha una funzione protettiva cardiovascolare. Ma c’è anche un altro modo per ostacolare i geni che congiurano contro il nostro giro vita: è l’attività fisica. Mezz’ora di movimento, anche una semplice passeggiata a passo svelto, per cinque giorni la settimana riduce del 40 % i chili guadagnati per colpa dei geni. Dei vantaggi sull’organismo dell’attività fisica moderata ci occuperemo più diffusamente in uno dei prossimi articoli.